Anabel detta Ani Montes Mier è la capomissione di Open Arms e oggi rilascia un’intervista ad Alessandra Ziniti su Repubblica per parlare della situazione della nave di Sea Eye dopo dieci giorni di stallo al largo di Lampedusa. Dopo Pia Klemp e Carola Rackete, le comandanti della Iuventa e della Sea-Watch, tocca alla trentunenne ex bagnina asturiana, un passato di studi di storia e filosofia, da quattro anni ormai a bordo delle navi di Open Arms. La giovane volontaria si è trasformata in una decisa capomissione, una vera donna di mare con i suoi capelli biondi diventati azzurri e le braccia piene di tatuaggi.
Quattro anni fa è salita a bordo per la prima volta da semplice volontaria. E non è più scesa.
«La mia vita è cambiata per sempre. Significa che non posso, né voglio tornare alla mia vecchia vita. Da quando ho conosciuto la vita reale. ho realizzato tutti i privilegi che ho avuto. È difficile decostruire il tuo mondo, a scuola non te lo insegnano, ma è la cosa migliore che mi sia capitata. Aiutare le persone in stato di necessità è quello che ogni essere umano deve fare. Preferisco invecchiare con la chiara coscienza di aver fatto la cosa giusta. Non importa cosa può accadermi se loro sono in salvo».
À Punt NTC@apuntnoticiesSón imatges de l’#OpenArms, quan fa una setmana des del rescat de les primeres 55 persones migrants al Mediterrani. Demanen a Pedro Sánchez que facilite l’activació del mecanisme de repartiment europeu, que pot permetre el desembarcament a Itàlia o Malta.
FONT: @openarms_fund
“La política no pot estar per damunt de la humanitat”, ha denunciat Anabel Montes Mier (@Ani_vegan), cap de missió de l’#OpenArms. Fa set dies que 121 persones estan a bord del vaixell, a l’espera de desembarcar en un port segur.
FONT: @openarms_fund
In Italia lei e il comandante Marc Reig siete già indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata. Sa di rischiare?
«È troppo facile provare che noi non siamo in contatto con nessun trafficante. È la ragione per cui stiamo ancora lavorando, perché non esiste alcuna prova. Una bugia più volte detta non diventa verità solo perché viene detta».
Come Carola, anche i suoi profili social sono presi di mira, con insulti e minacce.
«Ho cose più importanti da fare che leggere i commenti di persone che scrivono da un posto con una cena, una doccia calda, un letto, di cose di cui non sanno nulla. Non ho tempo da perdere, devo portare a terra questa gente. Aiutateci».
A chi vuole rivolgersi?
«Tutti sanno quali sono i porti sicuri più vicini, Lampedusa e Malta. Ma io voglio fare un altro tipo di appello: non chiedo solo un porto sicuro dal punto di vista giuridico,ma anche dal punto di vista umano. La solidarietà non muore mai. Io non la lascerò morire».
Fonte: