A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO

A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO
Neri di rabbia. Le due manifestazioni dopo la strage dei braccianti stranieri. I campi chiusi per sciopero
di Gianmario Leone, il Manifesto 09.08.18

Una giornata di protesta e di lotta come non si vedeva da tempo. Uno sciopero che ha avuto un’adesione totale da parte dei braccianti stagionali e due grandi manifestazioni che hanno riempito le strade di Foggia e della sua provincia. Per dimostrare che nonostante l’indifferenza e un sistema difficile da debellare, fatto di caporalato, di sfruttamento dei migranti in molte aziende agricole, dell’ombra della mafia e degli interessi enormi della filiera della grande distribuzione, c’è ancora voglia di lottare e non arrendersi.

LA GIORNATA è iniziata molto presto. Alle 8 è infatti partita dal ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, cuore della protesta, la marcia dei berretti rossi organizzata dall’ Usb e Rete Iside alla quale ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano. «È stata totale l’adesione dei lavoratori allo sciopero. Nessuno è al lavoro nei campi intorno al ghetto di Rignano» hanno assicurato dall’Usb. Centinaia di lavoratori hanno sfilato con i cappellini indossati dalle vittime, distribuiti da Usb e Rete Iside «per aiutare i braccianti a proteggersi dal solleone e idealmente dallo sfruttamento e dalla mancanza di diritti». Le rivendicazioni della marcia sono state le stesse esposte un mese fa al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, «che aveva accolto le richieste – sottolinea il sindacato – promettendo un tavolo che non c’è mai stato. Chiediamo sicurezza, diritti e dignità per tutti i lavoratori agricoli».

«BASTA MORTI sul lavoro», «schiavi mai» alcuni degli slogan che hanno accompagnato la manifestazione mattutina, giunta davanti alla prefettura di Foggia dove centinaia di migranti, sostenuti da cittadini e associazioni, si sono radunati durante l’incontro che la delegazione ha avuto con il prefetto. All’arrivo è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare i 16 morti nei due incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulle strade foggiane e tutti i caduti sul lavoro, compresi gli italiani morti nella miniera di Marcinelle l’8 agosto del 1956.

ABOUBAKAR SOUMAHORO, sindacalista italo-ivoriano dell’Usb, al termine della riunione ha raccontato di «risposte immediate» ricevute da prefetto e questura. Aggiungendo che il prefetto si è impegnato a «convocare dopo ferragosto una conferenza sul lavoro», mentre sul rinnovo dei permessi di soggiorno, che in tanti aspettano da mesi, «la questura ha dato la disponibilità a ricevere un elenco che l’Usb presenterà ogni due settimane per affrontare i casi di rinnovo».

IN PIÙ DI DUEMILA hanno invece sfilato per le strade del capoluogo dauno nella seconda manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, con l’adesione di Arci, Libera e altre associazioni. In marcia, accanto a sindacalisti e migranti, ancora il governatore Emiliano e poi l’europarlamentare pugliese Elena Gentile, il deputato Roberto Speranza e l’attore Michele Placido. «Un senso di sconfitta è quello che si avverte quando accadono queste tragedie immani» hanno sottolineato i sindacalisti, per i quali «questa manifestazione è il momento del cambiamento, per dire basta a morti ammazzati di lavoro».

IL MOMENTO PIÙ TOCCANTE c’è stato quando sul palco ha preso la parola Mohamed, lavoratore migrante: «Non è una pacchia lavorare tutto il giorno per pochi euro o pagare 5 euro per salire sui furgoni della morte – ha gridato -. Come siamo giunti a questo punto? Come siamo passati dall’accoglienza diffusa al degrado diffuso? Chiediamo diritti, non l’impossibile. Vogliamo pari diritti per pari doveri».

UN ALTRO LAVORATORE ha ricordato il dramma vissuto da ogni singolo migrante: «Le famiglie di quelle 16 persone in Africa soffrono per i loro cari che avevano lasciato tutto per venire in Italia a lavorare. Prima sono stati trattati come animali e poi sono morti». Sul palco si sono poi alternati gli interventi dei segretari di Cgil, Cisl, Uil, le cui delegazioni sono giunte da tutta Italia, e dei presidenti delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione. «Non sono incidenti, sono omicidi. Siamo stanchi – le ultime parole dal palco – di chi incita all’odio e ci accusa di buonismo».

Fonte:

https://ilmanifesto.it/a-foggia-la-doppia-protesta-contro-…/

Da Mauro Biani :

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Sudafrica, quattro anni fa la strage alla miniera di Marikana

15 AGOSTO 2016 | di

Policemen fire at striking miners outside a South African mine in Rustenburg, 100 km (62 miles) northwest of Johannesburg, August 16, 2012. South African police opened fire on Thursday against thousands of striking miners armed with machetes and sticks at Lonmin's Marikana platinum mine, leaving several bloodied corpses lying on the ground. A Reuters cameraman said he saw at least seven bodies after the shooting, which occurred when police laying out barricades of barbed wire were outflanked by some of an estimated 3,000 miners massed on a rocky outcrop near the mine, 100 km (60 miles) northwest of Johannesburg. REUTERS/Siphiwe Sibeko (SOUTH AFRICA - Tags: CIVIL UNREST CRIME LAW BUSINESS EMPLOYMENT)
Policemen fire at striking miners outside a South African mine in Rustenburg, 100 km (62 miles) …

Domani sarà il quarto anniversario della strage alla miniera di platino sudafricana di Marikana.

Il 16 agosto 2012 la polizia sudafricana aprì il fuoco (nella foto Reuters) contro i minatori in sciopero. Si contarono 34 morti e 70 feriti in modo grave, 10 dei quali decederono nei giorni successivi.

I minatori chiedevano l’aumento del salario e alloggi migliori.

Lavoravano per conto di Lonmin, il terzo produttore di platino al mondo, di proprietà britannica dal 1909 e che da Marikana, nella provincia del Nord-ovest, estrae il 95 per cento del suo prodotto. Il Sudafrica possiede quattro quinti delle riserve mondiali di platino.

Nel 2012 migliaia di minatori vivevano in condizioni di puro squallore intorno a Marikana.

Lonmin lo sapeva bene tanto che, nel 2006, si era assunta l’onere di legge di costruire 5500 nuovi alloggi e trasformare entro il 2011 gli ostelli per soli uomini in strutture abitative per famiglie.

Alla fine di quell’anno, tuttavia, Lonmin aveva costruito unicamente tre case-tipo da mostrare a eventuali acquirenti e aveva modificato solo 60 dei 114 ostelli.

Per quanto riguarda l’esito delle indagini sulla strage dei minatori, siamo lontanissimi dall’accertamento delle responsabilità. Solo nel 2015 si è arrivati alla sospensione dall’incarico di Riah Phiyega, commissaria nazionale della polizia sudafricana.

I motivi che diedero luogo alle proteste, stroncate nel sangue, stanno ancora tutti là.

La Commissione d’inchiesta presieduta dall’ex giudice Jacob Farlam, istituita dal governo per fare luce su quanto accadde il 16 agosto 2012, lo ha scritto nero su bianco nelle sue conclusioni: le condizioni abitative erano estremamente misere e ciò fece esplodere la tensione (nei giorni precedenti vi erano stati altri 10 morti, tra cui agenti di polizia e guardie di sicurezza).

Del resto, che gli alloggi fossero “veramente terribili” e che ciò avesse contribuito a pregiudicare le relazioni e il rapporto di fiducia tra i minatori e l’impresa, non lo ha negato neppure Lonmin, audita dalla Commissione.

Anche se nel 2014 è stata completata la modifica degli ostelli, la maggior parte dei 20.000 minatori vive ancora in tuguri, come l’insediamento informale di Nkaneng. L’acqua e l’elettricità possono mancare anche per molti giorni.

In uno scambio di lettere con Amnesty International, Lonmin ha ammesso che 13.500 minatori sono ancora privi di un alloggio che possa chiamarsi tale ma ha ribadito di non avere intenzione di onorare l’impegno a costruire 5500 alloggi assunto nel 2006.

Per questo motivo, Amnesty International ha ufficialmente chiesto al ministero sudafricano delle Risorse minerarie di approfondire la questione e, nel caso, sanzionare Lonmin per il mancato rispetto degli impegni.

 

 

Fonte:

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2016/08/15/sudafrica-quattro-anni-fa-la-strage-alla-miniera-di-marikana/

Belgio commemora tragedia di Marcinelle

L’8 agosto 1956 morirono 262 minatori, di cui 136 italiani

Redazione ANSA BRUXELLES

News

(ANSA) – BRUXELLES, 8 AGO – Con i 262 rintocchi della campana Maria Mater Orphanorum, accompagnati dall’elenco in ordine alfabetico delle vittime, si é tenuta in Belgio al Bois du Cazier la 58ma commemorazione della tragedia di Marcinelle nella quale, l’8 agosto 1956, persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani. Alla giornata hanno partecipato per l’Italia il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, l’ambasciatore Alfredo Bastianelli ed il presidente del consiglio regionale dell’Abruzzo Giuseppe Di Pangrazio.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

 

Fonte:

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2014/08/08/belgio-commemora-tragedia-di-marcinelle_261ea27c-730e-4c1c-9fba-a935634dc6d4.html

TURCHIA: PROTESTE IN DIVERSE CITTA’ CONTRO IL GOVERNO

Pubblicato su 15 Maggio 2014, 08:27am

Dopo l’esplosione avvenuta nella miniera di carbone in località Soma della città di Manisa il 13 Maggio 2014 i numeri hanno già superato i 200 e dentro risultano ad esserci più di 100 persone ancora.

Le reazioni, prima di tutto del Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan e del resto del partito al governo AKP non hanno fatto altro che aumentare la rabbia delle persone. Erdogan durante la conferenza stampa ieri a proposito la domanda di un giornalista aveva detto che gli episodi come Soma sono nella natura di questo lavoro e sono cose che capitano come è capitato sempre nella storia mondiale.

Erdogan ieri, 14 Maggio, è stato protestato proprio a Soma da parte dei cittadini quando cercava di passeggiare in città e per motivi di sicurezza ad un certo punto ha dovuto rifugiare in un supermercato. Dopo questo episodio è partito un corteo spontaneo in città e le persone hanno invitato il governo a dimettersi gridando tra le vie di Soma. Presto le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti e la gendarmeria ha portato alcune persone in caserma. Nel mentre per quanto riporta fotograficamente il quotidiano nazionale SoL uno dei consulenti del Primo Ministro, Yusuf Yerkel mentre la gendarmeria cercava di portare via un manifestante per terra, l’ha preso a calci. Durante la “visita” di Erdogan alcuni cittadini ha preso a calci la sua auto e l’hanno circondato protestandolo. Dopo poche ore alcune persone hanno preso in assalto la sede del partito al governo, AKP, spaccando l’insegna luminosa ed i vetri dell’ufficio.

Sempre a Soma ieri era presente anche il Ministro dell’Energia Taner Yildiz, alcuni cittadini l’hanno protestato e Yildiz ha provato a parlare con uno di loro. Yildiz ha accusato questa persona di fare la politica in una giornata di dolore come ieri. Le persone intorno a Yildiz l’hanno invitato a dimettersi insieme ad altri ministri del governo. Yildiz non ha risposto a queste richieste ed ha dovuto abbandonare la zona.

Ieri in diverse città della Turchia le persone sono scese in piazza per protestare il governo ed il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, dimostrando la loro solidarietà con i minatori ed i familiari di questi ultimi.

Ad Istanbul prima di tutto in zona Taksim poi a Kadikoy, Karakoy, Atsehir, Besiktas, Beylikduzu, Levent, Ikitelli, Maltepe, Sarigazi, Kartal, Sariyer, Tophane e Gazi sono state organizzate delle manifestazioni. Particolarmente a Taksim migliaia di persone hanno camminato lungo la via principale della zona Istiklal Caddesi, la polizia presto ha caricato le persone sparando dei lacrimogeni e l’acqua. Secondo l’Associazione dei Legali di Istanbul 18 persone sono state prese in detenzione provvisoria. La stessa reazione presto è stata data anche a Kadikoy. Sopratutto a Taksim gli scontri con la polizia sono andati avanti fino alle prime ore della notte. Sempre ieri davanti a diversi palazzi della giustizia alcuni avvocati hanno letto dei comunicati di stampa per protestare l’irresponsabilità delle autorità nella strage di Soma.

C’erano delle proteste anche ad Ankara. Già nelle prime ore del 13 Maggio gli universitari del Politecnico di ODTU erano scesi in piazza per protestare il governo ed avevano ricevuto la risposta della polizia. Tuttavia ieri in modo molto più massiccio le persone sono scese per le strade di Ankara per manifestare il loro dissenso. Anche in questa occasione fino alle prime ore della notte la polizia ha caricato le persone, le ha sparato dei lacrimogeni (anche dentro i locali commerciali) ed ha usato i mezzi idranti per respingerle con l’acqua.

Le manifestazioni di protesta sono state organizzate anche in altre città come Eskisehir, Denizli, Bolu, Bursa, Afyon, Canakkale, Samsun, Edirne, Antakya, Izmir, Izmit, Antalya, Artvin, Giresun, Antalya, Konya. In parecchie università gli studenti hanno messo in atto un collettivo boicottaggio accademico ed hanno letto dei comunicati di stampa nelle zone aperte delle facoltà. Come ad Istanbul ed Ankara anche in altre città la polizia durante, prima oppure dopo le proteste ha caricato le persone sparando dei lacrimogeni.

Ieri la parola comune in tutte le proteste ancora per un’altra volta era; “Governo dimissioni”.

 

Fonte:

http://turchia.over-blog.com/2014/05/proteste-in-diverse-citta-contro-il-governo.html

TURCHIA. FRANA IN MINIERA ABUSIVA A ZONGULDAK: MUORE UN MINATORE

Pubblicato su 14 Maggio 2014, 15:56pm

Mentre l’intero Paese è in lutto per centinaia di minatori morti a Soma (Provincia di Manisa), è avvenuto un altro incidente in una miniera a Zonguldak. Un minatore è morto grazie ad una frana avvenuta in una miniera di carbone abusiva nel Municipio di Gelik nella Provincia di Kilimli a Zonguldak.

Secondo la DHA (Agenzia di Stampa Dogan), un minatore è morto grazie ad una frana dentro una miniera di carbone che operava senza permesso nel Municipio di Gelik nella Provincia di Kilimli a Zonguldak.

La frana è successa verso le 11.00 il 14 Maggio dentro la miniera di carbone abusiva che appartiene a un certo R.D. Il minatore Mehmet Aygun è rimasto intrappolato dentro la frana a causa di collasso del tetto a 300 metri dall’ingresso della miniera. Altri 2 lavoratori invece si sono salvati.

I minatori sul posto hanno iniziato con i lavori di salvataggio insieme ad altri lavoratori privati in zona. Non riuscendo a raggiungere il minatore, i lavoratori hanno dovuto richiedere aiuto all’Istituto di Carbone di Turchia (TTK). 10 soccorritori del TTK hanno iniziato con i lavori di salvataggio dentro la miniera.

Il minatore morto Mehmet Aygun era sposato ed aveva 3 figli.

 

 

Fonte:

http://turchia.over-blog.com/2014/05/frana-in-miniera-abusiva-a-zonguldak-muore-1-minatore.html

 

TURCHIA: COMUNICATO SINDACALE SULL’ESPLOSIONE IN MINIERA

Pubblicato su 14 Maggio 2014, 13:59pm

 

 

DISK(Sindacato confederale dei lavoratori rivoluzionari), KESK(Sindacato confederale dei lavoratori del servizio pubblico), TMMOB(Unione degli ingegnieri e degli architetti di Turchia) e TTB(Unione dei Medici di Turchia) hanno diffuso un comunicato stampa comune per protestare la strage avvenuta nella miniera di carbone in località Soma nella città di Manisa, ieri, 13 Maggio 2014.

Pubblichiamo la traduzione del comunicato:

“Sappiamo chi sono i responsabili del massacro avvenuto a Soma.

Sono stati destinati a morire sin dall’inizio i centinaia di lavoratori fratelli di Soma, obbligati a lavorare nelle condizioni in cui la sicurezza e la salute del lavoro vengono percepite come dei costi aggiuntivi alla produzione con lo scopo di massimizzare il profitto.

Sono coloro che privatizzano, esternalizzano i serivi, portano avanti ed incoraggiano queste politiche, minacciano la vita del lavoratore per abbassare i costi, legittimano le stragi precedenti nelle miniere con le loro dichiarazioni, privatizzano le ispezioni sulla sicurezza sul lavoro, i responsabili del massacro di Soma e devono pagare il conto.

Noi, come DISK, KESK, TMMOB e TTB, invitiamo tutta la classe operaia, tutti i lavoratori e gli amici alzarsi in piedi.

• 14 Maggio 2014 Mercoledì, partecipazione alle manifestazioni che si svolgeranno in diverse parti del Paese.

• 15 Maggio 2014 Giovedì ci vesiamo di nero, ci mettiamo dei fiocchi neri ed alle 09:00 in tutti i luoghi di lavoro della Turchia lasciamo il lavoro per 3 minuti di silenzio e camminiamo verso le sedi del Ministero del Lavoro nelle nostre città.

• 15 Maggio 2014 Giovedì invitiamo tutte le persone vestirsi di nero e mettersi dei fiocchi neri e sventolare degli stracci neri dai balconi di casa oppure di lavoro e sulle macchine.

DİSK-KESK-TMMOB-TTB”