MIGRANTI ALLA DERIVA DISPERSI NEL MEDITERRANEO

Da
Mauro Biani
16 min · 

Deriva. La vignetta oggi in prima de la Repubblica

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Da
Salvamento Marítimo Humanitario
2 h · 

#Aitamari L ‘ equipaggio minimo dell’Aitamari sta curando il meglio possibile delle 43 persone salvate. Così si è svegliato oggi il Mediterraneo. Fortunatamente li abbiamo a bordo. Malta ci nega il porto sicuro o coordinare POS (porto sicuro). Noi chiediamo il rispetto della legislazione internazionale: porto sicuro ora!

#AitaMari L ‘ equipaggio minimo dell’AitaMari si sta prendendo cura delle 43 persone salvate al meglio possibile. È così che oggi il Mediterraneo è venuto. Fortunatamente li abbiamo a bordo. Malta ci nega un porto sicuro o coordinate POS (porto sicuro). Chiediamo il rispetto della legislazione internazionale: porto sicuro ora.

Da
Mediterranea Saving Humans
14 h ·

“Riteniamo che sia un obbligo assistere le persone in difficoltà e aiutarli anche se significa fare uno sforzo in questa situazione di crisi. Dobbiamo pensare alle persone più vulnerabili e a quelle più bisognose in questo momento”.

Intervista a Iñigo Mejango – presidente del Salvamento Marítimo Humanitario della #AitaMari impegnata in queste ore nel soccorso di un natante in difficoltà, realizzata da Claudia di Mediterranea Barcellona.

“We believe it is an obligation to assist people in difficulty and help them even if it means making an effort in this crisis situation. We must think about the most vulnerable and most needy people at the moment.”

Interview with Iñigo Mejango – president of the Salvamento Marítimo Humanitario of the #AitaMari engaged in these hours in the rescue of a boat in difficulty, made by Claudia of Mediterranea Barcellona.

L’UNICA ROTTA DELLA OCEAN VIKING E’ QUELLA DELL’UMANITA’ ❤️

Dal profilo Facebook di
6 h · 

L’unica rotta della #OceanViking è quella dell’umanità ❤️
Abbiamo a bordo da 13 giorni 356 sopravvissuti che hanno già sofferto abbastanza. Uomini, donne e bambini che non possono essere lasciati in mezzo al mare.
Chiediamo di poter sbarcare subito in un porto sicuro.
Aiutateci a diffondere in tutti i modi possibili il nostro messaggio: #apriteiporti #apriteicuori❤️

Ringraziamo Mauro Biani pagina per la sua illustrazione.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

LA BARCA ALEX DI MEDITERRANEA HA ATTRACCATO AL PORTO DI LAMPEDUSA

  1. Dal profilo Twitter di Mediterranea Saving Humans:
    1. Tweet fissato

    La barca a vela Alex di ha attraccato al porto di Lampedusa con 41 naufraghi a bordo.

  2. 42 migranti soccorsi e l’equipaggio del veliero sono allo stremo delle forze. Richiediamo lo sbarco

  3. L’imbarcazione è stata trasferita al Molo Favaloro di per consentire rifornimenti acqua a bordo e approdo traghetto turistico.

  4. 🔴 è da più due ore ormeggiata al molo Commerciale di : incredibilmente non sono state ancora attivate le procedure di sbarco. La gente a bordo sta male. Qualcuno da Roma intende gestire un ?

  5. Il veliero Alex approda a Lampedusa: il pianto liberatorio di un migrante

  6. Gentile ministro Salvini, lei può rivendicare sanzioni contro chi infrange leggi, ma mi permetta fantozzianamente di rilevare con il massimo rispeto che impedire lo sbarco di 45 passeggeri di una barca di diciotto metri è un’assurdità. Lei sta perdendo la testa

  7. Mediterranea Saving Humans ha ritwittato Mauro Biani

    Mediterranea Saving Humans ha aggiunto,

  8. Naufraghi ed equipaggio sono stremati. Le 41 persone salvate hanno bisogno di essere soccorse e curate. Stiamo vivendo una situazione surreale ed è un’inutile crudeltà prolungare l’attesa. , subito.

  9. 🔴 Alex è entrata in porto per stato di necessità. Ora i naufraghi soccorsi vengano fatti sbarcare subito e curati.

  10. 🎙️ Alessandra Sciurba da Lampedusa: “Non avevamo altra scelta. Siamo stremati ma felici di aver portato in salvo queste persone”.

  11. La Alex ha attraccato nel porto a

 

Fonte:

https://twitter.com/RescueMed?lang=it

A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO

A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO
Neri di rabbia. Le due manifestazioni dopo la strage dei braccianti stranieri. I campi chiusi per sciopero
di Gianmario Leone, il Manifesto 09.08.18

Una giornata di protesta e di lotta come non si vedeva da tempo. Uno sciopero che ha avuto un’adesione totale da parte dei braccianti stagionali e due grandi manifestazioni che hanno riempito le strade di Foggia e della sua provincia. Per dimostrare che nonostante l’indifferenza e un sistema difficile da debellare, fatto di caporalato, di sfruttamento dei migranti in molte aziende agricole, dell’ombra della mafia e degli interessi enormi della filiera della grande distribuzione, c’è ancora voglia di lottare e non arrendersi.

LA GIORNATA è iniziata molto presto. Alle 8 è infatti partita dal ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, cuore della protesta, la marcia dei berretti rossi organizzata dall’ Usb e Rete Iside alla quale ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano. «È stata totale l’adesione dei lavoratori allo sciopero. Nessuno è al lavoro nei campi intorno al ghetto di Rignano» hanno assicurato dall’Usb. Centinaia di lavoratori hanno sfilato con i cappellini indossati dalle vittime, distribuiti da Usb e Rete Iside «per aiutare i braccianti a proteggersi dal solleone e idealmente dallo sfruttamento e dalla mancanza di diritti». Le rivendicazioni della marcia sono state le stesse esposte un mese fa al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, «che aveva accolto le richieste – sottolinea il sindacato – promettendo un tavolo che non c’è mai stato. Chiediamo sicurezza, diritti e dignità per tutti i lavoratori agricoli».

«BASTA MORTI sul lavoro», «schiavi mai» alcuni degli slogan che hanno accompagnato la manifestazione mattutina, giunta davanti alla prefettura di Foggia dove centinaia di migranti, sostenuti da cittadini e associazioni, si sono radunati durante l’incontro che la delegazione ha avuto con il prefetto. All’arrivo è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare i 16 morti nei due incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulle strade foggiane e tutti i caduti sul lavoro, compresi gli italiani morti nella miniera di Marcinelle l’8 agosto del 1956.

ABOUBAKAR SOUMAHORO, sindacalista italo-ivoriano dell’Usb, al termine della riunione ha raccontato di «risposte immediate» ricevute da prefetto e questura. Aggiungendo che il prefetto si è impegnato a «convocare dopo ferragosto una conferenza sul lavoro», mentre sul rinnovo dei permessi di soggiorno, che in tanti aspettano da mesi, «la questura ha dato la disponibilità a ricevere un elenco che l’Usb presenterà ogni due settimane per affrontare i casi di rinnovo».

IN PIÙ DI DUEMILA hanno invece sfilato per le strade del capoluogo dauno nella seconda manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, con l’adesione di Arci, Libera e altre associazioni. In marcia, accanto a sindacalisti e migranti, ancora il governatore Emiliano e poi l’europarlamentare pugliese Elena Gentile, il deputato Roberto Speranza e l’attore Michele Placido. «Un senso di sconfitta è quello che si avverte quando accadono queste tragedie immani» hanno sottolineato i sindacalisti, per i quali «questa manifestazione è il momento del cambiamento, per dire basta a morti ammazzati di lavoro».

IL MOMENTO PIÙ TOCCANTE c’è stato quando sul palco ha preso la parola Mohamed, lavoratore migrante: «Non è una pacchia lavorare tutto il giorno per pochi euro o pagare 5 euro per salire sui furgoni della morte – ha gridato -. Come siamo giunti a questo punto? Come siamo passati dall’accoglienza diffusa al degrado diffuso? Chiediamo diritti, non l’impossibile. Vogliamo pari diritti per pari doveri».

UN ALTRO LAVORATORE ha ricordato il dramma vissuto da ogni singolo migrante: «Le famiglie di quelle 16 persone in Africa soffrono per i loro cari che avevano lasciato tutto per venire in Italia a lavorare. Prima sono stati trattati come animali e poi sono morti». Sul palco si sono poi alternati gli interventi dei segretari di Cgil, Cisl, Uil, le cui delegazioni sono giunte da tutta Italia, e dei presidenti delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione. «Non sono incidenti, sono omicidi. Siamo stanchi – le ultime parole dal palco – di chi incita all’odio e ci accusa di buonismo».

Fonte:

https://ilmanifesto.it/a-foggia-la-doppia-protesta-contro-…/

Da Mauro Biani :

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Fertility day. «Stile» dell’offesa e flop governativo

Ora che Renzi ha detto in una intervista a radio rtl 102.5 «non ne sapevo niente», il flop del fertility day sembrerebbe definitivo.

Il sito è collassato, le cartoline non sono più accessibili, solo la ministra della Salute Beatrice Lorenzin si ostina a dare appuntamento al 22 settembre, la data fatale.

Ma a parte Matteo Renzi, sempre pronto ad allontanare da sé tutto quello che profuma di fallimento, non si può proprio tacere sullo stile, sul modo di raccontare e comunicare un tema che potrebbe perfino avere qualche interesse.

Anche se non si capisce perché lo si debba chiamare fertilità, e non parlare di una più complessa e articolata educazione sessuale. Non sono i punti di informazione-conoscenza a essere offensivi. Lo sono le immagini, lo sono le parole. A cominciare dal lezioso cuoricino rosa, penetrato dallo spermatozoo-fumetto, trasposizione bamboleggiante dei crudi fotogrammi della fecondazione artificiale, allusione senza ironia, neanche un’eco del viaggio avventuroso raccontato da Woody Allen travestito da spermatozoo in «Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere» (1972).

E se buona parte della responsabilità appare di chi ha ideato la campagna di comunicazione, c’è da chiedersi qual è stata la commissione. Ho letto il “Piano Nazionale della fertilità”, rintracciabile sul sito del Ministero della Salute (pdf qui), elaborato da un folto gruppo di esperti, che si raccomanda che «il messaggio da divulgare non deve generare ansia per l’orologio biologico che corre».

Peccato che l’immagine clou della campagna sia un’enorme clessidra in primo piano, una giovane donna che si tiene il ventre con una mano, e lo slogan: «La bellezza non ha età, la fertilità invece sì». Che sembra ideato da un team di untori, pronti a spargere l’ansia e la paura ovunque. Ma dove si rivela del tutto l’ideologia che sottintende a questi messaggi è in «fertilità bene comune», o il definitivo «prepara una culla per il tuo futuro», primo piano di una pancia femminile appena piena, con l’universale gesto della mano che la sostiene, quello della Madonna del Parto di Piero della Francesca, per intenderci.

Sono testi, tra parole e immagini, che operano una completa trasposizione del corpo femminile, che viene definitamente assunto come culla naturale, non più parte di quella persona che è la singola donna, ma che lo restituiscono alla comunità. A cui la libera volontà della singola lo vuole sottrarre.

L’elemento pericoloso è che a questa conclusione si arriva dopo una perlopiù corretta esposizione, utilizzando le serie statistiche fornite dall’Istat. È della donna italiana contemporanea di cui si parla: quella che studia a lungo, che è più istruita degli uomini, che coltiva e persegue progetti di parità, di realizzazione di sé, di libertà. Eppure si conclude: «Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, pero, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternita?».

È inaccettabile che una società politica che non ha mai compreso e riflettuto sui cambiamenti avvenuti nella vita delle donne, e quindi di tutti, entri nel merito solo per stigmatizzarlo. E ricondurre le donne al loro essere corpo e natura. Non è una tendenza isolata. La libertà delle donne suscita inquietudini profonde, se il premier francese Manuel Valls, per sostenere che le occidentali si spogliano perché sono libere, non ha trovato nulla di meglio che dire che la Marianna, il simbolo della Francia, è a seno nudo perché «lei nutre il popolo».

Inquietudini e rovesciamenti che investono in pieno la cultura che un tempo si definiva progressista. E soprattutto mettono a dura prova i femminismi. Sono molte le femministe che sostengono che l’essere madri è assecondare la natura autentica della donna, il suo essere corpo. Un ribaltamento di tutte le battaglie fatte. E se perfino Renzi riesce a dire che per favorire la fertilità occorrono interventi di sostegno sociale, non farsi ricacciare nella natura riguarda tutte. E tutti, perfino.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/fertility-day-stile-delloffesa-e-flop-governativo/

Il Sultano scatenato

“Con la pena di morte non si entra in Europa”. Oggi per il manifesto.

Fonte:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207548323038896&set=a.1058251209229.9467.1014337603&type=3&theater

Di

Centinaia di corpi seminudi ammucchiati per terra, in quello che sembra un hangar o un caravanserraglio, mani legate dietro la schiena, lo sguardo perso senza luce di chi, sconfitto, chiede pietà ma non s’aspetta altro che violenza. Giovanissimi e inermi i soldati che si sono arresi, che hanno rifiutato di sparare sulla folla, che hanno ceduto alle promesse di fraternità dei manifestanti pro-Erdogan nella lunga notte del golpe tentato e fallito, e che ora invece vengono bastonati, diventano la colonna infame della vendetta del Sultano.

In queste ore il presidente turco trionfante aggiunge alla lista di proscrizione tutti i nemici, o quelli che considera tali o a malapena orientati verso la predicazione dell’autoesiliato Gülen, l’ex sodale e potente islamista ora diventato capro espiatorio di ogni malefatta. Da ieri agli arresti, oltre a 650 civili e a più di 6 mila soldati, ci sono anche 8mila agenti di polizia a quanto pare non sufficientemente fedeli, nonostante che la polizia sia stata la guardia pretoriana del regime contro i soldati golpisti. Ai quali si aggiungono 130 generali dello stato maggiore turco finiti in galera insieme a 800 magistrati (di cui due di Corte costituzionale). Più che un repulisti, una vera decimazione e deportazione.

Si riempiono le galere, è il tempo delle sparizioni, della tortura, delle confessioni estorte. E il popolo aizzato e in trionfo chiede il ripristino della pena di morte, che il governo di Ankara aveva eliminato come richiesto dall’Ue per l’ingresso del paese nell’Unione.

Un ingresso sempre rimandato – un tempo perfino sostenuto dal carcere dal leader kurdo Ocalan imprigionato dal 1999, ma come prospettiva di soluzione “europea” della questione kurda – e alla fine abbandonato da Bruxelles. Mentre Stati uniti, Paesi europei e Nato hanno preferito delegare al «nostro» Sultano atlantico il lavoro sporco di destabilizzare la Siria – in rovine – così diventando il santuario dei ribelli anche jihadisti.

È il buio della specie. Queste immagini di deportazione evocano inevitabilmente l’universo concentrazionario e di sterminio che l’Occidente raffinato ha allargato soltanto 70 anni fa nel cuore d’Europa, i fili spinati dell’ultima guerra fratricida balcanica. Così come la declinazione ordinaria di ogni colpo di stato – nonché occidentale – che si rispetti, dalla Grecia, al Cile, all’Argentina.

Fermiamo la mano del boia, delle deportazioni, delle sparizioni e delle torture. Delle esecuzioni a sangue freddo come quella del vice-sindaco di un municipio di Istanbul. Siamo al disprezzo dell’umanità. Ogni civiltà invece si misura sul rispetto del vinto. I governi europee, l’Ue, gli Stati uniti e la Nato sono stati tutti a guardare nella notte del tentato golpe, aspettando partecipi la sua riuscita. Perché non c’è F-16 che si levi in volo da Incirlik senza che i comandi centrali della Nato lo sappiano. Abbiamo assistito come spettatori interessati, per prendere le distanze solo dopo il fallimento del golpe. Il rischio è che staremo a guardare anche adesso lo spettacolo dei campi di concentramento che apre un nuovo sipario di dolore nel sud ferito del nostro Continente. Fermiamo il Sultano.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/il-sultano-scatenato/

Binario unico

treno-bari-il-manifestoL’ultimo treno. Oggi per il manifesto.

Written by Mauro Biani

luglio 13th, 2016 at 12:01 am

Fonte:

http://maurobiani.it/2016/07/13/binario-unico/

 

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Mercoledì 13 Luglio 2016 11:16

Il binario unico

La fatalità è il principale strumento di governo del nostro tempo. Il lavoro manca, i migranti muoiono in mare, le scuole crollano, le strade vengono distrutte da un alluvione: povera Italia, poveri noi. È fondamentale che in occasione di ogni fatto più o meno tragico che ritma il nostro quotidiano, ci venga impedito di fare le più elementari addizioni, anche, soltanto due più due. Come, perché ma soprattuto chi sono domande bandite, gli eventi si susseguono in un eterno presente in cui le cose, semplicemente, succedono.
Evitate di fare polemica, non fate “sciacallaggio” ripetono venditori di parole diventati immediatamente pudici e riservati. Addirittura ci raccontano di due Italie, una che si è fiondata a donare il sangue alla vittime della strage di Andria, l’altra che, meschina, si chiedeva sui social network se la tragedia potesse essere evitata.
Fare lo sciacallo significa manipolare la realtà per spolpare le vittime, rosicchiarne le ossa per il proprio tornaconto. È quando si dice che ciò che uccide i migranti in mare non è il fatto che la legislazione vigente non consete a chi ha i documenti sbagliati di prendere un semplice traghetto di linea. È quando si fa credere che gli stupratori sono tutti neri invece che tutti uomini.
Fare sciacallaggio è l’altro lato della medaglia della fatalità: esattamente l’inverso rispetto ad indagare davvero sul perché le tragedie accadono, per trovarne i responsabili e fare in modo che non si ripetano più.
Non c’è nessun legame tra il fatto che in una valle del nord Italia, per costruire un’inutile linea ad alta velocità, si mandi l’esercito mentre, dopo più di quatto anni dall’approvazione del finanziamento, non è neanche chiuso il bando di gara per il raddoppio di una tratta regionale pugliese, con la fine dei lavori che è prevista per fine 2019? Non c’è niente da dire sul fatto che oggi in Italia due terzi degli investimenti ferroviari sono per le linee ad alta velocità mentre in Puglia il 45% dei treni ha più di vent’anni? Che l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, ossia il Ministero dei trasporti, consenta ancora, nel 2016, di avere tratti a binario unico con controllo manuale via telefono? Che la poliedrica famiglia Pasquini, proprietaria della Ferrotranviaria Spa che gestisce la rete Bari-nord, abbia recentemente ricevuto le attenzioni del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza a causa delle sue spensierate attività nei paradisi fiscali di mezzo mondo?
Dopo la tragedia non c’è mai la fatalità: c’è sempre la farsa.

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/17364-il-binario-unico

MACELLERIA MIGRANTE

Da che mondo è mondo gli esseri umani migrano per lavoro, per conoscere il mondo, per sfuggire alla fame, alle persecuzioni, alle guerre, ecc. Eppure c’è chi spera si fermino o addirittura vorrebbe fermarli a qualunque costo. C’è chi parla di “emergenza” per un fenomeno che esiste da sempre. C’è chi lo vede come una minaccia e parla addirittura di “invasione”. Nel frattempo i migranti, questi uomini, donne e bambini (a migrare spesso sono famiglie intere che cercano un futuro migliore), che terrorizzano tutti coloro che “Io non sono razzista ma dovremmo pensare prima a noi” ( come se l’umanità non fosse tutta figlia della stessa Madre Terra e si potesse distinguere un “noi” e un “loro” su criteri nazionalistici), vanno incontro a morti talmente atroci che non ce le sogneremmo mai. Muoino soffocati nelle stive di barconi perchè non hanno abbastanza denaro per comprare – in questo mondo dove tutto è in vendita – dai loro trafficanti senza scrupoli, oltre a un viaggio disperato, l’aria per provare a respirare ancora. Muoino soffocati mentre sono trasportati, peggio che se fossero bestiame, su un tir. E continuano a morire in massa annegati nel mare “nostro” perchè nella Fortezza Europa non c’è la possibilità per chi è disperato di giungere legalmente, senza rischiare la vita. Nel “cimitero” Mediterraneo non c’è spazio per i diritti umani ma solo per i confini. E così la carne umana diventa merce per chi non ha scrupoli, una merce deperibile. Solo così a molti scuote. Forse è questa la cosa più triste.

D. Q.

Qui una vignetta di Mauro Biani nella sua tremenda verità:

Fonte: https://www.facebook.com/ilmanifesto/photos/a.86900427984.101789.61480282984/10153778202512985/?type=1&theater

Qui un articolo di Redattore Sociale:

Migrazioni, è un bollettino di guerra: più di 300 vittime in quattro giorni

Sono 71 i migranti morti ritrovati in un tir in Austria, si pensa siano tutti siriani. Tra loro 4 bambini. Ma in mare si muore ancora. Portate a Palermo 52 vittime ritrovate in una stiva e sulle coste libiche una nuova tragedia: sarebbero 200 i corpi in mare

28 agosto 2015

ROMA – Un bollettino di guerra. È quello che sta diventando la cronaca dei flussi migratori in questi giorni in Europa. Mentre sui media di tutto il mondo si discute sui termini da utilizzare per descrivere il fenomeno (migranti o rifugiati), sul web si susseguono le notizie di nuove tragedie che non avvengono più lontano dagli occhi europei, ma che giorno per giorno si avvicinano al cuore di un continente comunemente definito come “vecchio” e chiuso come una “fortezza”. Dopo la notizia che ha sconvolto l’Austria (e non solo), dal Mediterraneo giungono nuove notizie di morte con più di cento migranti che avrebbero perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Un dato, quello delle vittime, che cresce di giorno in giorno, come testimoniano le quasi 2.500 morti catalogate dal nuovo sito dell’alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr).

Sul tir c’erano rifugiati siriani. Dall’Austria, intanto, arrivano maggiori dettagli sul ritrovamento di un tir al cui interno sono stati trovati i corpi senza vita di 71 migranti. Le autorità austriache hanno riferito che le vittime rinvenute all’interno della cella frigorifera del tir abbandonato sull’autostrada sono “probabilmente rifugiati siriani”, per via di alcuni documenti ritrovati. Tra le vittime 59 uomini, 8 donne e anche 4 bambini. Migranti morti per soffocamento, conferma la polizia austriaca, che rende noto anche di aver arrestato tre persone coinvolte nella vicenda. “Questa tragedia sottolinea la spietatezza degli scafisti, che hanno ampliato la loro attività dal Mediterraneo alle autostrade d’Europa – spiega l’Unhcr -. Ciò dimostra che non hanno alcun riguardo per la vita umana, ma ricercano solo il profitto. E mostra anche la disperazione delle persone in cerca di protezione o di una nuova vita in Europa. Speriamo che questo nuovo incidente porterà a una forte cooperazione tra le forze di polizia europee, le agenzie di intelligence e le organizzazioni internazionali per reprimere il traffico di esseri umani mettendo in atto misure per la protezione e la cura delle vittime”.

Mediterraneo, tragedia senza fine. Intanto, a largo della Libia, la situazione resta drammatica. Secondo quanto reso noto dalla Mezzaluna rossa, nelle ultime ore sarebbero naufragate due imbarcazioni piene di migranti al largo della costa libica, nei pressi di Zuwara: si parla di circa 450 persone. I soccorsi hanno portato in salvo circa 198 migranti, mentre, secondo il Guardian, non ce l’avrebbero fatta circa 200 persone. Notizie che giungono a breve distanza da un altro ritrovamento di corpi senza di vita di migranti. È di pochi giorni fa la notizia della scoperta di 52 migranti morti nella stiva di una imbarcazione da parte del pattugliatore della marina svedese Poseidon, impegnato nelle operazioni di Triton. Le salme sono state portate a Palermo, insieme ad altri 571 migranti salvati in mare. Solo il 15 agosto scorso, spiega l’Unhcr, una tragedia dal medesimo copione: in una stiva di un barcone sono stati trovati i corpi di 49 persone morti, probabilmente, per le inalazioni di fumi velenosi. E’ di mercoledì 26 agosto, infine, l’ennesima tradecia. Secondo quanto riportato dall’Unhcr, “un gommone con a bordo circa 145 rifugiati e migranti ha avuto dei problemi. Alcune persone sono cadute in mare e due uomini si sono tuffati in acqua per salvarle. Nel panico che ne è seguito le persone hanno cominciato a spintonare e a spingere, e tre donne sul gommone sono morte schiacciate. Di coloro che sono caduti in acqua, 18 mancano ancora all’appello e si teme che siano morti. I sopravvissuti sono stati salvati e portati a Lampedusa, compreso il figlio di due mesi di una delle donne rimaste uccise. La maggior parte dei sopravvissuti è in condizioni critiche e presenta segni di shock, ferite e contusioni”. Sale, così, a più di 300 il numero delle vittime negli ultimi quattro giorni, ma il bilancio delle tragedie dell’immigrazione, in mare e sulla terraferma, purtroppo sembra destinato a salire.Le proteste dei libici contro i trafficanti. Dopo la scoperta da parte della guardia costiera libica dei 200 corpi a largo della città libica di Zuwara, secondo quanto riporta il Guardian, tanti tra i residenti del posto sarebbero scesi in piazza per protestare contro il traffico di esseri umani. Una manifestazione che ricorda quella dell’estate 2014, dopo il ritrovamento di un corpo di un migrante morto in mare, raccontata da Redattore sociale con un reportage da quello che ancora oggi è considerato uno dei maggiori snodi del traffico di esseri umani verso l’Europa.

I numeri dei flussi gestibili solo con risposte coordinate. Per l’Unhcr, nonostante gli sforzi dell’operazione di Frontex “il Mediterraneo è ancora la rotta più mortale per rifugiati e migranti. Molte delle persone che raggiungono via mare l’Europa meridionale, in particolare la Grecia, provengono da paesi colpiti da violenze e conflitti, come la Siria, l’Iraq e l’Afghanistan; hanno tutti bisogno di protezione internazionale e sono spesso fisicamente esausti e psicologicamente traumatizzati”. Ai governi, l’Unhcr chiede di “fornire risposte comuni e agire con umanità e in confomità ai loro obblighi internazionali”. Nonostante i numeri dei flussi siano “schiaccianti” per alcuni paesi “sovraccarichi”, aggiunge l’Alto commissariato, si tratta di “numeri gestibili attraverso risposte congiunte e coordinate a livello europeo. Tutti i paesi europei e l’Unione Europea devono agire insieme per rispondere alla crescente emergenza e dimostrare responsabilità e solidarietà”. (ga)

© Copyright Redattore Sociale

Fonte:

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/489413/Migrazioni-e-un-bollettino-di-guerra-piu-di-300-vittime-in-quattro-giorni

Giovanni Lo Porto ucciso da un drone americano in gennaio

PAKISTAN: SEQUESTRATO COOPERANTE ITALIANO NEL PUNJAB

LO COMUNICA IL DIPARTIMENTO DI STATO USA. IL COOPERANTE ITALIANO ERA OSTAGGIO DI AL QAEDA DAL 2012, È STATO VITTIMA DI UN’OPERAZIONE COMPIUTA IN GENNAIO. LA SUA VICENDA ERA STATA AVVOLTA DAL SILENZIO, VIOLATO SOLO DA ALCUNI APPELLI DI ONG. OBAMA: “DOLORE ENORME”

Tratto da Redattore Sociale

Giovanni Lo Porto è stato ucciso da un drone americano. Lo ha annunciato lo stesso Dipartimento di Stato statunitense. “È con grande dolore che dichiariamo che nella recente missione antiterrorismo conclusa in gennaio dal Dipartimento di Stato sono stati uccisi due innocenti, ostaggi nelle mani di Al Qaeda”, scrive la Casa Bianca nel comunicato ufficiale. Insieme all’operatore umanitario italiano, a perdere la vita nel raid anche Warren Weinstein, cooperante americano. Obiettivo del raid il terrorista di Al Qaeda di origini americane Adam Gadahn, ucciso nell’operazione insieme ad un altro obiettivo, Ahmed Farouq.

Giovanni Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012 a Multan in Pakistan, insieme al collega tedesco Bernd Muehelnbeck. Si trovava nel Paese per conto della ong tedesca Welthungerhilfe, per un progetto di ricostruzione delle case distrutte nel terremoto che ha colpito l’area nel 2010.

Anni di silenzio a seguito del rapimento, smossi solo dagli appelli delle ong che erano arrivate a raccogliere una petizione con 48 mila firme on line.
“Sono qui per esprimere il dolore e le mie condoglianze alle famiglie di due cooperanti, uno americano Warren Weinstein e l’altro italiano, Giovanni Lo Porto che sono tragicamente rimasti uccisi in un’operazione antiterrorismo statunitense”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante la conferenza stampa con la quale ha dato notizia dell’uccisione dei due cooperanti. Obama si prende “la piena responsabilità” per il tragico incidente che ha portato alla morte dei due cooperanti.

L’operazione è stata condotta dalla Cia, i servizi segreti americani. Weinstein è stato rapito nel 2011 e Obama ha detto “di aver fatto tutto il possibile per trovarlo e riportarlo a casa in sicurezza dalla sua famiglia”. “Abbiamo lavorato a stretto contatto con i nostri alleati italiani nello sforzo di salvare Giovanni, che è stato rapito nel 2012″.

Dal 2009, ha detto Obama, lo sforzo della presidenza americana è quello di garantire la sicurezza ai cittadini negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Proprio per questo la morte dei due cooperanti “ci provoca un dolore enorme”, afferma il presidente americano. “Ieri ho parlato con la moglie di Warren e con il primo ministro Renzi in Italia – il presidente sospira un secondo –. Come marito e come padre non posso immaginare l’ansia che la famiglia Weinstein e la famiglia Lo Porto hanno dovuto sopportare. Mi rendo conto che non ci sono parole che possano compensare le loro perdite”. Weinstein, ebreo, 72 anni, padre e nonno, si trovava nella regione di confine tra Afghanistan e Pakistan con J.E. Austin Associates, ong contractor dell’agenzia di cooperazione americana Usaid. “Non sapevamo che in quel compound, tragicamente, Al Qaeda tenesse nascosti Giovanni e Warren. Gli errori, a volte mortali, ogni tanto accadono”, continua Obama.

Il presidente ha poi ricordato il lavoro di Lo Porto, cominciato in Repubblica Centrafricana ad Haiti fino al Pakistan, dove ha perso la vita, a 39 anni. “Il lavoro di Giovanni riflette l’impegno degli italiani nel mondo”, ha proseguito Obama. Da quanto risulta dalle prime dichiarazioni della Casa Bianca, l’operazione si è svolta in gennaio ma la notizia è stata fino ad oggi top secret per permettere lo svolgimento di un’indagine interna che spiegasse i motivi che hanno portato alla tragica morte di due cooperanti. I punti di domanda ci sono ancora. Pare che l’operazione che ha portato al raid sul compound dove si trovavano i due cooperanti abbia portato all’uccisione di Ahmed Farouq, terrorista di Al Qaeda con passaporto americano. L’altro obiettivo del bombardamento, Adam Gadhan, sarebbe stato ucciso in un’altra missione.

Come ricorda il Washington Post, non è la prima volta che l’amministrazione Obama incappa in “errori mortali”, come li ha definiti Obama. A dicembre 2014, toccò questa sorte a Luke Somers, americano nelle mani di Al Qaeda nello Yemen, ucciso durante la missione per tentare di salvarlo dalle mani dei rapitori.

Dieci anni fa la morte di Enzo Baldoni

Un intervista alla moglie di Enzo Baldoni, Giusi Bonsignore, alla vigilia del decennale dall’uccisione del reporter in Iraq:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203007643884755&set=a.1058251209229.9467.1014337603&type=1&theater

La vignetta appena disegnata da Mauro Biani per ricordare il decennale:

https://www.facebook.com/ilmanifesto/photos/a.86900427984.101789.61480282984/10152822643897985/?type=1&theater

Un’altra di sette anni fa con l’immagine delle prime pagine di Libero che denigrarono il giornalista:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204596371335336&set=a.2131442211721.2132544.1415986360&type=1&theater

 

Qui le parole scritte da Vittorio Arrigoni sul suo blog per salutare Baldoni:

lettere mai pervenute (addio enzo)
27/08/2004
 

ho cercato un suo contatto,
ieri sera,
quel qualcosa in me che difficilmente riesco  ogni volta a decifrare.
Un’impulso magnetico da una parte dello spirito di cui conosco ben poco.
Oggi tutto sembrava tranquillo,
le notizie a lui riferite parlavano di cauto ottimismo.
tutti troppo esageratamente tranquilli, parsimoniosi,
per il destino di un uomo che rimaneva nelle mani di guerriglieri disposti a tutto.
allora ho iniziato anche oggi a provare un crepitio in quella parte dello spirito…
Quasi certo che l’avrebbe letta al suo ritorno, ieri ho inviato una lettera a Enzo Baldoni.
 Pensando che  magari mi avrebbe anche risposto.
Ero convinto che fosse fra uomini, ma mi sono enormemente sbagliato,
si trovava in un covo di  bestie.
Non bisogna mai confondere le bestie cogli uomini,
e come in iraq la maggior parte (ne sono certo) che combatte, che muore
cercando provviste per strada,
che sfila senz’armi incontro ai check point, che corre a difendere una
moschea o semplicemente la propria casa,
sono uomini di valore,
fra di essi si cela come in tutte le società,
e all’ennesima potenza nelle società distrutte dalla guerra,
la bestia sanguinaria.
Il marciume della violenza genera mostri, e dà potere a quei mostri che in
epoca di pace o sarebbe reclusa o sarebbe disoccupata.
Bisogna sempre distinguere i mostri dagli uomini vigorosi che cobattono  in
nome di ideali valorosi.
Valori come la pace, la libertà,
la compassione.

Non guardiamo ora alle gente d’iraq in maniera differente, con crescente
disprezzo, o foga di vendetta,
dobbiam esser certi,
che per primi loro si sentono in lutto.
Perchè chi l’ha conosciuto laggiù sa quali ideali muovevano il suo spirito,
e  l’iraq tutto sa di aver perso uno dei suoi primi alleati in questi dannati
giorni.

 
nonostante se ne sia andato,
c’è una parte di me che continuerà ad aspettare una sua risposta.

 
 
 
stralci dalla mia lettera per enzo-
 
 
“giovedì 26 agosto, ore 2255
-empatia sotto la kefia-
 
Enzo!
ti sento!
 
so che stai sorseggiando te alla menta,
mentre armi intorno a te e uomini scuri dalla barba incolta.
sembra che litighino con quella lingua di cui tu conosci solo qualche vocabolo.
ma è il loro modo di fare.
sciuccran,
sadik.
usa sharmuta!
 
Girano intorno a te…
…….
ti scrutano, e vogliono sapere tutto di te, di cosa pensi di questa dannata guerra, degli americani
e addirritura il perchè dei tuoi usi e costumi non ammessi nell’Islam.
 
Non cedere alla tentazione della paura,
quella magari di soddisfarli con tue risposte preordinate, non sincere.
……..
Riappropiati di tutto il tuo orgoglio, dei reali motivi perchè ti sei sentito di affrontare questo viaggio.
Io credo che tu sei laggiù perchè qui ti sentivi divorato dai crampi dell’ingiustizia.
Di quella specie che crea giornalisti manovali dal potere,
che producono manovrati notizie cinicamente artefatte,
qui nel nostro paese per creare favore nell’opinione pubblica  all’intervento armato in Iraq.
 
Ritrova l’inossidabile forza dei tuoi ideali,
sii uomo  di valore,
e nessuno fra questi che ti circondano ti potrà torcere un capello,
………..
 
Ti dico questo,
dopo aver trascorso infinite notti
coi mujaheddin palestinesi, che io rispetto
e che  alla fine  mi hanno concesso il loro rispetto.
 
ti scrivo questo anche se so che non potrai leggermi,
non per il momento almeno.
 
ma il mio pensiero empatico supera ogni confine e ogni prigionia,
mi ritroverai in uno specchio,
sarò nel tuo sguardo in me riflesso.
 
take care.
 
un amico invisibile per te soffre.
la tua irrequietudine.
 
your vik”
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Fonte: