Mentre organizziamo i Pride denunciamo il pinkwashing del governo israeliano!

Da qualche giorno è iniziata in Italia la cosiddetta Onda Pride, cioè una serie di manifestazioni per i diritti delle persone Lgbtqi che quest’anno saranno in tredici città italiane: la prima è stata sabato 7 giugno a Roma, poi sarà la volta di Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia, Siracusa e, per finire, per la prima volta anche nella mia città, Reggio Calabria.
Iniziativa che appoggio appieno perchè mi interessa tutto ciò che ha a che fare con la difesa dei diritti umani e spero di partecipare all’evento regionale che si terrà a Reggio il 19 luglio. Per saperne di più segnalo questa pagina:

https://www.facebook.com/calabriapride

 

 

Ora veniamo al motivo per cui ho deciso di scrivere quest’appello. Ho appena letto un articolo sul Pride che si sta tenendo oggi nella città di Tel Aviv In Israele. L’articolo è smielato, parla di quanto siano fortunati i gay d’ Israele che vivono  nella “città che non dorme mai”, dove l’omosessualità non è tabù e che, tra le altre cose, nel 2011 sarebbe stata eletta la “città  più omosex del mondo” (ma la fonte di questa notizia quale sarebbe?!). Poi si sofferma su turismo e movida omosessuale e qui il senso di nausea aumenta perchè tutto è ridotto alla possibilità di divertirsi liberamente. Qui il link dell’articolo per farvi una vostra idea: http://falafelcafe.wordpress.com/2014/06/13/8209/

Ma, al di là del pessimo articolo, quello su cui vorrei si riflettesse è la propaganda di democrazia che Israele fa attaverso un fenomeno che  prende il nome di pinkwashing. Come dice la stessa parola si tratta di un sorta di “lavaggio del cervello” che sfrutta le tematiche queer al fine di far dimenticare altri diritti. Il pinkwashing è la strategia che il governo israeliano attua per coprire la violazione del diritti del popolo palestinese creandosi un’immagine democratica attraverso la politica liberale nei confronti dei suoi cittadini gay. Questo fenomeno è collegato al concetto di omonazionalismo. Sul pinkwashing si può leggere, ad esempio, questo articolo di Peacelink: http://www.peacelink.it/palestina/a/36446.html
In Palestina ci sono alcune organizzazioni che sostengono i diritti delle persone queer e che cercano di denunciare il pinkwashing d’Israele, una di queste è il movimento Palestinian Queers for Boycott, Divestment and Sanctions  di cui segnalo la seguente pagina:

https://www.facebook.com/PQBDS

Io vorrei che tutti i diritti umani fossero rispettati. Per questo lancio un appello affinchè tutte le organizzazioni Lgbtqi presenti in Italia – mi rivolgo in particolar modo all’associazione Arcigay “I Due Mari” di  Reggio Calabria – a partire dalle giornate in cui si svolgeranno i Pride, denuncino – anche con modalità molto semplici: per esempio, striscioni, volantini, slogan, ecc. – il pinkwashing del governo israeliano e mostrino la loro vicinanza ai movimenti queer palestinesi e a tutto il popolo palestinese.

Donatella Quattrone